sabato, agosto 29, 2009

Confusioni ramadaneske

SCIAK—o--SCIAK--o--SPLAK! Ti ho beccata finalmente stronza di una mosca..ma ecco all'attacco con la massima noncuranza un intero sciame curioso e molesto, ora ce l'hai sul braccio, ora sul piede, ora va su una cacca di cammello, ora ti si posa in bocca..degli esseri mostruosamente infami. Adesso capisco perchè ogni sera quando vado a letto sento venire dalla camera di M. un rumore di bomboletta, mica si profuma per morfeo..inonda di vape la stanza! “je les Gàs mon ami!” mi dice sorridente e soddisfatto.
Ogni giorno una piccola battaglia qui a Douz.
Tutti quelli a cui avevo parlato del mio viaggio in tunisia si erano detti entusiasti della mia scelta, molti anzi si erano prodigati di consigli visti i loro precedenti viaggi e perfino il tabacchino sotto casa si era dilungato in un'accurata descrizione di strade, luoghi e cose da fare..ma c'è una cosa che ho totalmente dimenticato, una cosa mlto importante, avevo fatto una promessa a me stesso di non partire più da solo, sentivo di averne avute abbastanza per ora di avventure e sventure in solitaria in giro per il mondo, sentivo di aver conosciuto abbastanza bene il Salvo di prima e di ora e quindi non sentivo assolutamente la necessità di indagare ancora dentro me stesso sfruttando i delirii che solo il viaggio ti può dare, anzi..
Ma l'istinto fa fare scelte affrettate, sconsiderate, l'istinto ti confonde e non sempre seguirlo ti porta davvero dove vorresti andare, quando emozioni troppo forti e noie continue ti obbligano a fare delle scelte, non puoi che ritrovarti a seguirlo l'istinto e imbarcarti in nun nuovo casino pur di fuggire e lasciarti tutto alle spalle per un po', ma certamente questa è la peggiore delle premesse per un viaggio nel vero senso della parola; a sto punto aveva più senso andarmene al club med di Jerba, strafogarmi di pesce fresco ogni giorno, fare il marpione con le turiste dell'hotel e lasciarmi cullare dentro un pullman climatizzato su e giù per le bellezze del paese mentre qualcun'altro si occupava di tutto al posto mio. Non l'avrei mai detto ma vista da qui ora come ora mi parrebbe un sogno..
Caldo, molto caldo, dannatamente caldo, fino a 46 gradi di giorno e 33 di minima la notte. Lo sapevo che ci sarebbe stato caldo si, ma mi ero illuso che proprio per questo l'intelligenza umana avesse trovato un modo di sopravvivere, macchè! Le vecchie case in pietra vanno lasciando mann mano il posto a “moderne” case in mattoni e cemento, solo che per far presto le si fa un po' alla buona diciamo, e quindi prive di qualsiasi isolamento, queste scatole di mattoni finiscono per diventare dei forni in estate e delle ghiacciaie in inverno, e non dico così per dire. Quando tocchi un muro e senti che è caldo e umido pressappoco come un corpo umano e che ti irradia allegro il suo calore in continuazione, ecco non è proprio il massimo.
Aggiungici il gatto che DEVE dormirti addosso, quelle mosche maledette, la sabbia che ti inonda le lenzuola (ricopre tutto di continuo grrr), entrando silenziosa dalle finestre e dalla porta con quel filo di vento tanto agognato, la molla del materasso sul fianco e il continuo andirivieni di trattori, macchine e mobilette (motorini tipo “ciao”/ “si”) che con le loro marmitte ronzano giorno e notte diventando gli ospiti fissi dei miei incubi grotteschi.
Notti agitate, giornate bloccato nella morsa del sudore, sete, fame, ancora mosche, si ok sembra un bollettino di guerra di un campo profughi del Darfur ma ecco insomma..uffa!
Non sono proprio dell'umore giusto se ancora non si fosse capito!
In più ieri la goccia che ha fatto traboccare il vaso..l'altro ieri sera eravamo io e M. a casa di un suo amico, Mahmud, a prendere un tè quando Mohamèd (un altro) ci dice che suo padre sta male e deve andare a Gabès per un'operazione solo che dovrà andare in taxi. Consideranzo che suo padre, el Hadji Sidi Amur ha circa 90 anni, ci siamo guardati in faccia e gli abbiamo proposto di accompagnarlo noi.
Fatta! Venite da me alle 3.45 per la colazione...mmmmm....vabbè.
Sveglia alle 3.30 (totale ore di sonno 3..) arriviamo li e iniziamo a mangiare con non troppo appetito onestamente, e quando pensavo fosse finito sto primo supplizio mattutino ecco che esce la Sida, un tipico piatto tunisino per la colazione del Ramadan, una specie di impasto di farina untuosissimo e non cotto ma caldo, fatto a montagnola con al centro del cono vulcanico un quarto di litro d'olio e ai lati zucchero bianco a mò di neve. Mi viene da vomitare solo a ripensarci.
Già dal primo boccone sentivo qualcosa di malefico insinuarmisi in corpo ma non volevo dispiaceere la moglie di Mohamèd e in parte cerco sempre di forzarmi nell'assaggiare nuovi piatti.
Ore 5 si parte, 300km in su e giu per portare il vecchietto dal dottore,per cosa poi? Gli usciva sangue dal naso e dovevano bruciargli dei capillari..capirai.
Gabes, paesaggio desolato, città abbandonata a sé stessa, la spiaggia che potenzioalmente potrebbe essere bellissima, è vuota e ricoperta di mondezza e conchiglie, mi chiedo il perchè e poi in lontananza nel golfo vedo un'enorme raffineria. Capito.
Io e M. ci sediamo sulla sabbia in riva al mare, ogni tanto un pesce morto viene spinto dalle onde, e noi continuiamo a discutere, da giorni ormai, sul valore di quello che abbiamo scelto, sul valore della spiritualità, della religione, e in ultima sullo stesso Ramadan.
Esce di tasca le sigarette, se ne accende una e mi dice “à la Mèrde, j'en ai Marre de ce Ramadan”. Ammiro la capacità dei Francesi di mandare tutto à la Mèrde.
Lo guardo confuso.
Per tutto il viaggio di ritorno i dubbi e i desideri lottano nella mia testa mentre el Hadji mi guarda sconvolto perchè invece che ascoltare Corano per radio gli sparo Samba e Tango. Me ne fotto.
Ho sete, ho sete, ho sete, diventa un'ossessione, ho pure sonno ma sopratutto sete, arriviamo con mezzora di anticipo perchè ho tenuto il piede costantemente sull'acceleratore a 120. Ho sete.
Torniamo a casa, mi lancio in cucina e mi scolo un bicchiere d'acqua, una gioia infinita.
M. mi guarda e sorride. A quel punto mangio un pezzo di pane e formaggio..mmm buonissimo, e un caffè, e una sigaretta, e mi faccio pure una pesca.
Ma appena finito di sbaffarmi la pesca doverosamente con lo zucchero inizio a sentire dei crampi, lo stomaco si fa duro, boh, vado a stendermi che tanto sto morendo di sonno.
Mi sveglio dopo un ora in preda alla nausea ma non so dare una causa, la pèche du péché mi viene in mente, la pesca del peccato si, forse, ma anche no.
Veniamo invitati a cena da una francese un po' rimba, un sacco di cose buonissime, anche se mi sento pienissimo mangio comunque ma appena finito mi assale una super nausea. Ruttino dopo l'altro si fa avanti il giramento di testa, mi alzo devo andarmene, M. è stanco e viene via anche lui.
Torniamo, bevo un bicchiere d'acqua, mi stendo, mi gira tutto, corro in bagno e vomito la cena, il pranzo, la pesca e l'anima.
Nottata di dubbi, di crampi, di febbre e mal di schiena. Mi aspettavo anche un po' di diarrea del viaggiatore onestamente!
Che fare?

continua...

S.

1 Comments:

At 30 agosto, 2009 00:08, Anonymous Anonimo said...

ehi frat... ancora ti stupisci della follia dei tuoi viaggi...
che strano effetto riprendere a scrivere entrambi di nuovo da due parti diverse del pianeta...

 

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