martedì, aprile 18, 2006

Madrid

Madrid: stupenda capitale della Spagna,tantissime cose da vedere e da fare…mangiare di notte nei benzinai, parlare al telefono dal Locutorio tra le urla dei boliviani, andare a ballare con scarpe di pelle (sennò è una lotta per entrare…), rilassarsi nella stazione di Atocha tra felci arboree, palme e passerotti che svolazzano ovunque sotto getti d’acqua vaporizzata..un piccolo paradiso..turbato dalla strage della metro di un paio di anni fa…ma questa è un’altra storia.
Poi si può andare a fare un giro in barca a remi nel laghetto del favoloso parco del Retiro…tra famiglie in ghingheri, zaffate di fumo di erba d’oltremare e suoni tribali.
In serata i passatempi non mancano…ci sono migliaia (dato reale!) di baretti e pub aperti ad oltranza dove tra una copa e una tapas puoi ballare musichette spagnoleggianti e conoscere gente. Da provare le tapas di “EL TIGRE” nel colorito barrio di Chuecas.
Consiglio inoltre una visita al Museo del Prado e al museo di arte moderna “Reina Sofia” (dove c’è Guernica e altri capolavori di Picasso), il Palacio real e i bei giardini li vicino e ovviamente il quartiere Latino. Per chi ama gli sport invernali dentro il mega centro commerciale Xanadu vicino Mostoles (prima periferia perbenina) c’è una pista da sci artificiale lunghissima con annesso noleggio di tutta l’attrezzatura necessaria.

Dopo aver passato nove giorni di sbronze da record, andando a letto alle 7 di mattina, pranzando alle 5 di pomeriggio e con cene a base di tapas e sangria sono partito alla volta del Marocco con il treno Estrella…la mia carrozza era vuota e silenziosa, nessun’altro aveva voluto risparmiare 10euro e “dormire” seduto nei vagoni di seconda classe, e dopo un “buen viaje” auguratomi da uno sconosciuto incrociato con lo sguardo, ho visto passare davanti ai miei occhi i tunnel che forano Madrid come una grande forma di groviera, e poi nella notte stazioni senza luce e senza nome immerse in immense pianure traboccanti di grano.
Quando mi sveglio mi ritrovo accerchiato da alte montagne ricoperte di vigne e ulivi. Piccole case bianche e fiumi in secca. Piove.
Dopo qualche ora smette di piovere e appare un sole enorme, raggiante, che arde la terra e inonda di luce il paesaggio. Mi sembra quasi di essere a CASA, nella mia Sicilia, ci sono pure le pecore e un cavallo solo al pascolo. Vaste siepi di rosmarino, ginestre, aranci ed eucalipti argentati. Agavi e fichi d’india. Terra rossa come il sangue.

Arrivo ad Algeciras che diluvia, come se servisse a ripulire il marciume di traffici e persone che percorrono le sue strade…me la lascio alle spalle piú presto che posso e vado a prendere il traghetto.

Sulla nave sono l’unico “straniero” cioè l’unico non-marocchino. Aiuto alcuni anziani a compilare dei moduli per l’ingresso nel paese e inizio a rendermi conto di come tanta di questa gente, sia partita da casa poco dopo i 18 anni e abbia lavorato in clandestinità e precarietà per tanti anni...oggi continua a spaccarsi la schiena nei nostri paesi per una paga da fame, e molti di loro hanno piú di 70 anni.

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